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venerdì 28 novembre 2008

Il patrimonio della comunita' svenduto

Riveviamo e pubblichiamo il contributo di Valeria Bevilacqua, consigliere comunale

Il patrimonio della comunità venduto per un piatto di lenticchie!
E’ lecito vendere il patrimonio immobiliare storico di una comunità senza ascoltare il parere dei cittadini?

A seguito dei due articoli apparsi in queste settimane, esattamente
il 5 e il 16 novembre, relativi alla sistemazione di piazza Marconi,
come consigliere di minoranza di Bressana sento il dovere di intervenire
sia nel merito del progetto sia nelle modalità di finanziamento dell’opera
attuate dall’amministrazione.
Ciò che innanzitutto vorrei evidenziare è che il progetto del cosiddetto parco urbano non è stato condiviso, né dalla minoranza che ha votato contro in sede di consiglio comunale, né dalla popolazione che non è stata consultata e neppure ascoltata e che, anzi, solo a lavori iniziati è venuta a conoscenza dell’intervento.
Si tratta perciò di una scelta che, contrariamente a quanto dicono
gli amministratori, non è stata per nulla partecipata, a meno che,
come attività di trasparenza e partecipazione l’amministrazione
non ritenga sufficiente la riunione svoltasi tra amministratori, parroco
e direttore scolastico, persone interessate in quanto responsabili
degli edifici,chiesa e scuola elementare, confinanti con l’area del progetto.
Ma veniamo al fatto più grave di cui non si fa cenno negli articoli sopra citati
e cioè la svendita di un bene della comunità: il fabbricato della ex scuola media, detta anche scuola di Coppa, avvenuto senza ascoltare il parere delle cittadine e dei cittadini che ne sono proprietari.
Nell’ articolo del 5 novembre, viene indicato in 125.000 euro il costo per la sistemazione di Piazza Marconi, nel successivo articolo di domenica 16, il sindaco, colto come si dice in castagna, rimodula il prezzo dell’intervento che lievita a circa 400.000 euro (il costo esatto è di 410.000 euro), vantandosi però delle risorse finanziare interamente disponibili a cassa del Comune e non recuperate attraverso mutui.
Ma ancora una volta non si dice tutta la verità. Perché per poter avere la disponibilità finanziaria per l’intervento di ripristino della piazza, l’amministrazione ha ceduto alla ditta appaltatrice dei lavori il fabbricato della ex scuola media per 150.000 euro. Si, il Comune ha svenduto un bene, patrimonio della comunità, cioè di tutte le cittadine e di tutti i cittadini per un piatto di lenticchie!
Ci domandiamo se questo modo di agire possa dirsi coerente con l’interesse della comunità stessa o se invece ne sono stati lesi i diritti, se è normale che un’amministrazione possa, indisturbata e senza il consenso della comunità che amministra alienarne i beni comuni. In altri termini, non ci pare molto lungimirante la scelta degli amministratori di alienare un bene patrimoniale immobiliare per lavori di carattere poco più che estetico; vi pare che ognuno di noi sarebbe propenso a vendere la casa della nonna per cambiare le piastrelle del soggiorno?
Per altro, l’art. 4 della Legge 1089/39, ulteriormente specificata dal Codice dei beni culturali e del paesaggio, sottopone a tutela tutti quegli immobili, di età superiore ai 50 anni che presentano interesse storico artistico, di proprietà di Enti o Istituti Pubblici. Inoltre, è ormai riconosciuto che l’insediamento storico e i beni culturali rappresentano un importante valore, anche di natura economica, per ogni Comune. Si tratta infatti non solo di una imprescindibile testimonianza delle radici culturali e dell’identità del territorio e della comunità, ma anche di una componente rilevante che determina la qualità dell’abitare e diventa base fondamentale per uno sviluppo che sia sostenibile anche per il futuro.
E la ex scuola media, patrimonio della comunità, potrebbe essere sottoposta a tutela proprio per il suo valore di memoria storico–culturale. L’edificio, di oltre 50 anni, situato in posizione strategica, all’entrata di Bressana, rappresenta il simbolo delle radici culturali e dell’identità del paese. Un solo esempio: i mattoni della costruzione provengono dalle fornaci di Bressana che nella seconda metà dell’800 vantava, per dimensioni commerciali, il terzo posto nella provincia.
Bressana era terra di fornaci e ogni mattone di cui la scuola è composta, porta in sè la testimonianza del lavoro e della fatica degli antenati che hanno contribuito alla crescita e allo sviluppo della comunità.
Sono quindi presenti tutte quelle caratteristiche storiche, culturali, naturali, morfologiche ed estetiche proprie degli immobili o delle aree che abbiano significato e valore identitario del territorio in cui ricadono o che siano percepite come tali dalle popolazioni,sufficienti perchè un’accorta amministrazione possa chiederne la dichiarazione di notevole interesse pubblico.
Progettare il futuro significa vedere lontano, avere rispetto per il passato e capacità di dare valore, economico e sentimentale, a ciò che è simbolo della nostra identità.

Valeria Bevilacqua
Consigliere comunale gruppo Insieme
Bressana Bottarone

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